L’Ora del Codice

Articolo pubblicato su "Il Quotidiano del Molise" del 16-11-2015

L’Ora del Codice

(“Piccoli programmatori crescono”)

Ben ritrovati nella nostra rubrica di Sicurezza Informatica. Quest’oggi vogliamo scrivervi di una interessante iniziativa nata negli Stati Uniti nel 2013 e diffusasi successivamente in tutte le scuole del mondo: “l’Ora del Codice” (“The Hour of Code”). Nell’arco di una sola settimana, l’iniziativa ha portato circa 15 milioni di studenti americani a sperimentare un’ora di programmazione e, dopo qualche anno, oltre 40 milioni di ragazzi di tutto il mondo avevano già “compilato” le loro prime righe di codice informatico!

Lo scopo di questa iniziativa è quello di fare in modo che ogni studente, di ogni scuola del mondo, svolga almeno 1 ora di programmazione! Da settembre 2014, in Italia, il MIUR (“Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”) con un progetto denominato “Programma il futuro”, ha introdotto in tutte le scuole italiane l’Ora del Codice.

 In particolare, ad Isernia, l’Istituto Comprensivo Statale “Giovanni XXIII”, recependo la direttiva MIUR, ha predisposto un “Corso di Programmazione in Python” riservato ai ragazzi del corso “Logicamente”, richiedendo l’intervento dei docenti-programmatori dell’I-Forensics s.n.c.

Ma perché insegnare la programmazione? Lo scopo non è quello di far diventare tutti dei programmatori informatici, ma di diffondere delle conoscenze scientifiche di base che permettano di comprendere la società moderna. La programmazione non è (solo) roba da ingegneri ma, per molti esperti, è materia sempre più necessaria per chi è nato in questo millennio, al pari dell’inglese. Conoscere i concetti fondamentali dell’informatica aiuta a sviluppare la creatività e, con essa, la capacità di risolvere i problemi in modo metodico e rapido!

Questo è reso possibile da un “qualcosa” che sta alla base della programmazione: il “pensiero computazionale”. Seymour Papert parlò di pensiero computazionale nel 1996 durante la presentazione di “LOGO”, un linguaggio da lui sviluppato per insegnare la programmazione ai bambini.

Recentemente, il pensiero computazionale ha avuto un testimonial d’eccezione: il Presidente degli Stati Uniti Barack Obama. Obama, durante l’edizione 2013 della “Computer Science Education Week”, ha esortato i giovani a creare i propri videogame e le proprie app!

Per la dott.ssa Jeannette Wing, direttrice del Dipartimento di Informatica della “Carnegie Mellon University”, “il pensiero computazionale è quel processo mentale che permette di formulare i problemi e le loro soluzioni, in modo tale che queste vengano rappresentate in una forma che può essere efficacemente implementata da un elaboratore di informazioni, sia esso un essere umano o un computer”. In altri termini, è lo sforzo che un individuo deve mettere in atto per fornire a un altro individuo (o ad una macchina) soltanto le istruzioni necessarie affinché, questi, eseguendole sia in grado di portare a termine il compito che gli è stato assegnato. Pensare computazionalmente significa, quindi, pensare in maniera “algoritmica”, ovvero trovare una soluzione e svilupparla, procedendo attraverso step definiti e di facile risoluzione.

Grazie a questo modo di pensare, i giovani “impareranno ad imparare” e questo permetterà loro di adeguarsi ai tanti (e nuovi!) lavori che, con molta probabilità, cambieranno piuttosto frequentemente. In questo modo, essi impareranno a destreggiarsi in molteplici e differenti discipline! Il pensiero computazionale prende a prestito concetti e strumenti propri dell’informatica per trovare soluzioni innovative e creative ai problemi di ogni giorno. Ne deriva, così, che esso, al pari della lettura, della scrittura e del calcolo, deve essere necessariamente appreso ed esercitato fin dai primi anni di scuola!

Secondo gli esperti, non esistendo ancora un metodo univoco e riconosciuto per insegnare il pensiero computazionale ai ragazzi, la pratica della programmazione resta, per il momento, il veicolo più efficace per imparare a pensare in tal modo, realizzando storie interattive e videogiochi. La piattaforma “Scratch” costituisce un ottimo strumento per apprendere i concetti base della programmazione, offrendo un ambiente visuale che permette ai ragazzi di creare, in maniera semplice e intuitiva, le proprie storie animate, i propri giochi e diverse simulazioni.

                                                                                                                      I-Forensics Team

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