ThisCrush
Articolo pubblicato su "www.isernianews.it" il 11-02-2018
(Il coraggio telematico di amare)
C’erano una volta le cotte, i sospiri, i sogni ad occhi aperti e i bigliettini, rigorosamente anonimi e nascosti nei diari. Non era facile fare il primo passo e un semplice saluto diventava più impegnativo di un’interrogazione di matematica. Cambiano i tempi, ma non le emozioni. In un’era dove ‘l’apostrofo rosa tra le parole t’amo’ non è più un bacio ma un’emoticon a forma di cuore, i novelli Cyrano possono contare sull’aiuto delle nuove tecnologie per ‘rompere il ghiaccio’ ed approcciare velocemente la persona amata.
Social Network, post, reaction, accompagnano la crescita dei giovani di oggi, sostituendo (purtroppo) le citofonate sotto casa, le comitive in piazza e le lunghe serate passate su una panchina a spettegolare e a sognare amori impossibili. Sono cambiati i mezzi – è vero – ma non la necessità di comunicare, di condividere, di confrontarsi e mettersi in discussione. Strumenti come Facebook, Twitter, Instagram, messi a disposizione da Internet, permettono a chiunque di presentarsi al mondo, di comunicare. Tuttavia, per essere stati utilizzati anche con ingenuità e leggerezza, sono stati capaci di rovinare – e, in alcuni casi, di distruggere – molte vite, soprattutto quelle di persone particolarmente sensibili. Quell’affascinante sensazione di anonimato, che ha sempre caratterizzato chi utilizza la rete, ha finito col trovare la sua massima espressione in particolari ambienti digitali, come ‘Ask.fm’ (creata nel 2010 e basata su un’interazione ‘domanda-risposta’) o come il più recente ‘ThisCrush’. ThisCrush permette di lasciare, sul profilo di un utente e in forma del tutto anonima, un ‘QuickLike’ (cioè una specie di apprezzamento) o un messaggio, un commento. Sebbene questo nuovo social sia nato con l’intenzione di dare voce ai meno audaci e ai più timidi, esso ha finito col permettere di esternare e comunicare pensieri e idee che la vergogna avrebbe certamente censurato e mantenuto nascosti in una comunicazione di tipo ‘analogica’.
Purtroppo, come accaduto in tanti altri servizi offerti dalla Rete, ThisCrush ha finito con l’eliminare ogni freno inibitore, cancellando ogni forma di educazione e rispetto e diventando, di fatto, un potente strumento, utilizzato dai cyberbulli più accaniti, per postare insulti e volgarità. Anche se nei ragazzi le emozioni nascono e muoiono velocemente, nel tempo di un ‘click’ o di un ‘invia’, non bisogna mai dimenticare che tutto l’odio che gratuitamente si riceve in rete, a causa di una frase o di una foto condivisa in modo ingenuo e precipitoso, ha sempre inevitabili risvolti nella vita reale. Non c’è modo di porre rimedio a simili conseguenze. Tanti (troppi) ragazzi continuano a sperimentare sulla propria pelle i rimorsi di condivisioni superficiali, di messaggi inopportuni e di foto intime pubblicate con pericolosa leggerezza. Dietro un monitor nessun vede le nostre lacrime, nessuno è in grado di sentire i nostri pianti, di accorgersi della nostra disperazione. A volte, nascondere un commento sgradito o segnalare e bloccare una persona molesta non basta per cicatrizzare ferite psicologiche causate da parole scritte con leggerezza e superficialità.
L’esperienza di siti come ThisCrush suggerisce, ad ogni genitore e a ogni educatore, una grande verità, una grande lezione: siamo tutti connessi attraverso un mare (quello di Internet) talmente profondo e complesso anche per i più esperti marinai. Occorre, allora, conoscere i porti sicuri verso cui far rotta e le acque in cui navigano i nostri figli; occorre educarli a resistere alle tempeste che vi si scatenano e rendergli consapevoli di quali conseguenze reali esse sono in grado di provocare nelle loro vite. Gli adulti, attraverso il loro buon esempio, hanno il dovere di educare le future generazioni affinché i giovani diventino cittadini digitali rispettosi del prossimo, delle idee che essi pubblicano in rete e delle emozioni che decidono di condividere col mondo intero.
I-Forensics Team