Exodus: uno spyware italiano
30 marzo, 2019
Exodus è l’App che ha spiato gli italiani, il paradosso è che l’intercettazione (illegale) è avvenuta con uno “spy software” (nascosto nelle app) progettato per fare intercettazioni legali, di Stato, autorizzate da un giudice. La società si chiama E-Surv, ha sede a Catanzaro e ha lanciato sul Play Store di Google l’app Exodus
Che cosa è successo a chi ha scaricato l'app
Una volta installata l'app, lo spyware permette, a chiunque lo controlli, di gestire a distanza il cellulare dell'utente. Il controllore può essere la società che ha sviluppato il software o chiunque ci abbia poi messo le mani e sia riuscito a farlo installare all'utente. Il rapporto pubblica una lunga lista delle cose che lo spyware permette di fare. In sostanza è possibile sapere non solo tutto quello che l'utente sta facendo con il cellulare; ma anche le cose che fa - di persona, fisicamente - quando ha il cellulare con sé. Oltre alle chiamate, le chat (anche quelle in teoria criptate), gli indirizzi web visitati, la rubrica dei contatti, le foto scattate, i suoi appuntamenti messi in agenda, rivela anche la sua posizione fisica momento per momento (registrata dal gps e dalle antenne degli operatori). La password del Wi-Fi, poi, permette di entrare nella rete domestica dell'utente e fare ulteriori intercettazioni. Il controllore dello spyware può aprire il microfono del cellulare e quindi ascoltare tutti i rumori circostanti, quindi le conversazioni fatte di persona dall'utente. Può far scattare foto e così vedere i volti delle persone vicine allo smartphone.
Il sistema delle intercettazioni di Stato
Le cyber intercettazioni di Stato funzionano così. "Dopo l'autorizzazione del giudice, l'intercettato viene indotto a scaricare lo spyware, che in gergo si chiama captatore informatico", spiega Gerardo Costabile, co-fondatore in Italia dell'associazione internazionale IISFA - International Information Systems Forensics Association, ceo di DeepCyber, un passato nella Guardia di Finanza e in Poste Italiane. Per esempio, si fa mandare dall'operatore all'indagato un sms per scaricare l'app contenente lo spyware, con la promessa di uno sconto (gli operatori sono tenuti a collaborare con le forze dell'ordine) o si usano altre tecniche di ingegneria sociale per indurre al download. Uno spyware può essere nascosto, dagli hacker al soldo delle forze dell'ordine, anche in un aggiornamento del firmware del cellulare. "Il problema è che queste app con lo spyware erano scaricabile da chiunque e potevano intercettare chiunque; non funzionava infatti il filtro per limitare l'intercettazione solo ai cellulari degli indagati (identificabili dal trojan tramite il codice Imei del dispositivo)", spiega Costabile, come riportato anche da Security Without Borders. Non solo: secondo il rapporto, l'intercettazione di per sé era fatta in modo poco sicuro, quindi persone fisicamente vicine all'intercettato avrebbero potuto - via Wi-Fi - a loro volta spiarlo.
Fonte: https://www.repubblica.it/tecnologia/sicurezza/2019/03/30/news/molte_centinaia_di_italiani_intercettati_su_cellulare_per_errore_da_hacker_di_stato-222865990/