La “Riprova Sociale” nei Social Media
Articolo pubblicato su "www.isernianews.it" il 02-04-2018
(Narcisisti 3.0: Nuove fonti in cui “affogarsi”)
Sigmund Freud, fondatore della psicoanalisi, chiamava ‘Ego’ quella parte cosciente della personalità di un individuo caratterizzata da una forte instabilità e da una eccessiva debolezza. Secondo il padre della psicologia, l’Ego è in equilibrio precario tra passionalità e rigore.
Quando questo equilibrio si incrina, sorgono disturbi che possono generare comportamenti anche di natura narcisistica. Il termine richiama il mito greco di Narciso, un giovane di eccezionale bellezza ma superbo e crudele, che finì per morire affogato perché innamoratosi perdutamente della propria immagine riflessa in una fonte d’acqua. Il narcisista è, quindi, un individuo che pone se stesso al primo posto, pronto a tutto pur di soddisfare le proprie esigenze. Chi soffre di questo disturbo psicologico, non perde occasione per celebrare la propria bellezza, la propria intelligenza, i propri successi: insomma, se stesso e la propria vita. Il narcisista ha difficoltà a mettersi nei panni dell’altro (manca di empatia), anzi, approfitta degli altri per conseguire i propri scopi, credendo di essere unico e speciale e di poter essere capito solamente da persone speciali come lui. Presunzioni, arroganze e anche invidie – è invidioso e crede che gli altri lo invidino – caratterizzano ogni sua azione.
Anche se l’aspetto narcisistico è presente in ogni individuo fin dalla più tenera età, oggi, l’abuso spropositato della rete e di piattaforme come ‘Facebook’, ‘Instagram’ e ‘YouTube’ (che permettono praticamente a chiunque di diventare promoter di se stesso) alimentano pericolosamente l’Ego delle persone, ingigantendolo oltre ogni misura e trasformandole in 'narcisisti 3.0’. L’Ego si amplifica perché viene approvato e convalidato dagli altri attraverso la condivisione di messaggi, di foto e di video che hanno il preciso obiettivo di raccogliere quanti più ‘like’ possibili. Il narcisista telematico cerca bulimicamente l’attenzione del pubblico mettendosi compulsivamente in vetrina e attendendo una risposta, un rimando, un feedback dal mondo. Attende un riscontro sulla sua bellezza, sulla sua felicità, sul suo fascino, sul suo valore, sulla sua ricchezza, sul suo successo, insomma, sul suo ‘senso di esistere’.
Gli psicologi parlano di ‘riprova sociale’ per indicare proprio questa attenzione, questa approvazione esterna la cui ricerca è condotta, da chi utilizza i Media, in modo talmente esasperante da tenere comportamenti e atteggiamenti digitali al limite del ridicolo e dell’assurdo. Sempre più persone (anche di età matura), pubblicano interi album fotografici come se fossero modelle senza esserlo; molte le pose ‘fuori-stagione’, fuori età, fuori professionalità, fuori buon senso. Troppe le condivisioni di momenti intimi e personali: di innamoramenti, di cene romantiche, di baci, di matrimoni, di nascite e, purtroppo, anche di lutti. Tutte azioni digitali che confermano l’enorme dilagare di immaturità e insoddisfazioni; azioni che, contemporaneamente, permettono a criminali digitali senza scrupolo alcuno – ma sicuramente più intelligenti e furbi rispetto alle loro vittime – di ottenere una quantità immensa di dati e di informazioni personali.
Ciò che viene condiviso con così tanta leggerezza, si trasforma, infatti, in pericolosi ‘grimaldelli’ capaci di scardinare ogni tipo di serratura che dovrebbe, invece, tutelare la vita e la privacy dell’individuo. Questi strumenti permettono la buona riuscita di attacchi e di truffe e non soltanto di quelle di natura digitale. Chi non comprende e sottovaluta la pericolosità del proprio narcisismo telematico, non capisce la portata di quei Like, l’illusione, l’abbaglio che essi sono capaci di generare nella sua mente e nella parte più intima della sua personalità. Del resto, chi condivide senza freno la propria vita su uno schermo virtuale, cerca spasmodicamente un riconoscimento che, evidentemente, non riesce proprio a darsi da solo.
I-Forensics Team